Does this Darkness have a name?

martedì 5 novembre 2013

Memories of a Desease


C'è un modo in cui gli abbracci riescono a torcerti le budella come se si arricciassero e vibrassero per fare le fusa. E' lo sfregarsi della stoffa dei maglioni, della pelle che spara segnali al cervello che rilascia endorfine di felicità. È il modo diverso di abbracciare di ogni persona. È quell'abbraccio che ci si dà ogni volta quando ci si saluta e che si attende per tutto il tempo che si è assieme solo per restare avvolti da quelle braccia che per noi, in qualche secondo, significano felicità. Che poi cos'è questa agognata felicità? Una sostanza eccitante rilasciata nel sangue per farci percepire uno stato di intenso benessere e completezza. Cosa c'è di diverso dalle droghe, dagli alteratori di percezione? So solo che quando sento il tuo profumo gli occhi mi bruciano e mi fa male non avere la stoffa della tua felpa da stringere. Mi fa male non poterti carezzare la schiena, o passare le dita tra i capelli. Mi fa male non vederti per così tanto tempo, e non entrare più nella tua stanza. Mi fa male non avere quella routine di non andare nemmeno a casa a mangiare e semplicemente venire da te dopo lavoro. Mi fa male sentirti distante, e restare con un pugno di ricordi meravigliosi al quale non so dare collocazione che non fanno altro che comparire in orridi flash che mi fanno rabbrividire. Perchè ricordo la sensazione, il mio corpo la ricorda, e trema per la sensazione di vuoto. Vuoto. Questa è la parola giusta: vuoto. È come aprire una scatola pesantissima e trovarla inspiegabilmente vuota. Vorrei afferrare il tuo cappello, e rimettermelo in testa mentre appoggi la tua testa sulle mie gambe e guardiamo un film. Vorrei che mi abbracciassi la gamba, che mi spingessi con la testa e mi obbligassi a stare distesa solo perchè devi fare il bambino ed emettere versi da orso mentre stai disteso su di me. Vorrei ascoltare ancora musica nella sala da pranzo della scuola mentre chiudono tutto. Vorrei poter andare davvero a guardare le stelle al parco come promesso, o camminare sotto la pioggia. Vorrei non dover dovermi ritrovare nel testo di canzoni come 'What About Today'. Vorrei non mi avessi amato solo per una notte e buttato via ogni cosa poco dopo. Vorrei non avessi scelto di accantonare le serate passate a guardare video esilaranti e le giornate nella sala prove dell'università a suonare il pianoforte a quattro mani mentre ci conoscevamo per le prime volte. Vorrei aver continuato a baciarti per un'altra ora, quella sera, perchè le tue labbra erano morbide, la tua pelle ruvida e mi divertivo come una povera sciocca a morderti. Mi manca la tua voce, il tuo timbro, i tuoi tatuaggi nascosti, la tua pelle bollente sotto la mia. Mi mancano i tuoi occhi chiari, ed il tuo modo sbilenco di camminare. Mi manca il modo assurdo in cui ti concentravi per dire la R senza riuscirci, e l'espressione frustrata. Mi manca il fatto che mi accompagnavi sempre a casa, anche quando stavi male. Mi manca che suonavi la chitarra e mi obbligavi ad ascoltare musica. Mi manca che mi compravi il tè, mi manca che me lo portavi addirittura da New York. Mi manca che mi mandavi foto di qualsiasi cosa. Mi manca che c'eri. C'eri sempre e per me era il paradiso. Mi manca sentirmi importante, e parte di te, e ricambiata. Mi manca che mi spiegavi la filosofia in semplicità e pazienza. Mi manca che volevi imparare l'italiano e che non volevi ti si levasse il cappello. Mi manca che ti piaceva divertirti, ma non rovinarti. Mi manca che avevamo una lista di meraviglie da fare – pick nick sul lago, passeggiate, musica, viaggi, film, storie – e che sono tutti andati all'inferno per qualche motivo che non capisco. Non posso fare a meno di sentirmi inadeguata, insufficiente, inutile, abbandonata con un calcio in faccia. Vorrei solo poter essere per te perfetta come tu lo eri per me. Tutto è cambiato di colpo, come un fulmine, come se il mondo si fosse rovesciato. Odio questa sensazione, odio ricordare e dover spingere tutto da parte per non crollare in mille pezzi. Odio stare bene e, un secondo dopo, semplicemente sentirmi come se una cascata mi fosse piombata addosso e dovessi reggerne il peso da sola. A volte mi domando se non sono questo genere di ricordi, questo genere di desideri e mancanze a scavarci da sotto la pelle e logorarci. Non posso sopportare che tu sia felice senza di me, perchè io non lo sono e non è giusto. Ricordo la foto della tua ragazza sopra l'armadio, e come sparì il giorno che tornasti da New York. Ricordo che mi mostrasti le foto e tutto ciò che avevi comprato. Ricordo i messaggi quasi stucchevoli che mi arrivavano ogni volta dopo che ci eravamo salutati. Ricordo come mi parlasti dei tuoi genitori, del fatto che non ti sentivi capito, del litigio con tua zia, del modo ossessivo di urlare che hanno, della loro irascibilità, del fatto che non ti capiscono, di quando restasti un mese chiuso nella tua stanza e di quando praticasti l'autolesionismo perchè eri troppo triste. Ricordo come dicesti che sei una persona triste e che la tristezza ti piace. Ricordo quando ti ho accompagnato al supermercato a comprare quella maledetta introvabile copia di GTA V, mentre mi minacciavi con dei videogiochi che volevi cambiare e abbiamo aspettato per ore l'addetto che era nella sua stramaledetta pausa pranzo. Ricordo quando mi hai fatto giocare a Journey. Ricordo quando abbiamo ascoltato Einaudi. Ricordo le promesse fatte e ricordo l'alzarmi in punta di piedi per baciarti mentre le tue labbra sapevano di te. Ricordo i tuoi baci e le tue carezze. Ricordo il rivestirmi nella tua stanza. Ricordo la musica di sottofondo ed il film che nessuno stava guardando. Mi manca sapere che sei nella mia vita. Mi manca quella sensazione di possesso, di averti mio. Mi manca scherzare con te, mi manca il modo in cui mi stringevi e in cui chiedevi scusa mille volte. Ricordo il modo in cui dimenticavi che sono intollerante al lattosio. Ho la tua felpa, e sto male al pensiero che prima o poi per me odorerà di nulla, visto che non posso sentire il mio profumo e, anche se fosse, vorrei il tuo, che sicuramente sbiadirà.

Ricordo come non volevi che toccassi la tua chitarra e poi me la hai messa attorno al collo tu. Ricordo che ero felice, ricordo che non volevo tornarmene a casa. Poi però non sono stata abbastanza. Non ero ciò di cui avevo bisogno e, non vorrei, ma mi odio per questo. Odio non essere riuscita a farti abbastanza felice. Non so cosa sia successo, non so perchè hai cambiato idea. Non so perchè. Non lo so. So solo che vorrei tornare indietro nel tempo, trovare l'errore e sistemare le cose. Mi sento come uno stupido insetto attratto da una luce che lo ucciderà. E mi sta bene. Voglio poter essere indifferente, voglio potermi non preoccupare. Voglio smetterla di ubriacarmi anche quando sono sola anche solo per non pensare, per perdermi nel ricordo tiepido di quell'abbraccio, di quella notte, di quel momento in cui tutto era sembrato infinito. Sono stanca di questi break-down, ho bisogno del tempo per me ma, tutto ciò che vorrei, è che tu trovassi del tempo per me.

Mi sembra di rincorrere nuvole, fumo, aria, luce. Inutile. Ma mi manchi. Mi manchi come ti manca uscire quando sei malato, come l'aria quando sei asmatico, come la penna quando devi scrivere, come i profumi quando sei raffreddato. Sì, mi sembra quasi una malattia. Torna indietro ti prego, e portatela via.

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