C'è un modo in cui gli abbracci riescono a torcerti
le budella come se si arricciassero e vibrassero per fare le fusa. E'
lo sfregarsi della stoffa dei maglioni, della pelle che spara segnali
al cervello che rilascia endorfine di felicità. È il modo diverso
di abbracciare di ogni persona. È quell'abbraccio che ci si dà ogni
volta quando ci si saluta e che si attende per tutto il tempo che si
è assieme solo per restare avvolti da quelle braccia che per noi, in
qualche secondo, significano felicità. Che poi cos'è questa
agognata felicità? Una sostanza eccitante rilasciata nel sangue per
farci percepire uno stato di intenso benessere e completezza. Cosa
c'è di diverso dalle droghe, dagli alteratori di percezione? So solo
che quando sento il tuo profumo gli occhi mi bruciano e mi fa male
non avere la stoffa della tua felpa da stringere. Mi fa male non
poterti carezzare la schiena, o passare le dita tra i capelli. Mi fa
male non vederti per così tanto tempo, e non entrare più nella tua
stanza. Mi fa male non avere quella routine di non andare nemmeno a
casa a mangiare e semplicemente venire da te dopo lavoro. Mi fa male
sentirti distante, e restare con un pugno di ricordi meravigliosi al
quale non so dare collocazione che non fanno altro che comparire in
orridi flash che mi fanno rabbrividire. Perchè ricordo la
sensazione, il mio corpo la ricorda, e trema per la sensazione di
vuoto. Vuoto. Questa è la parola giusta: vuoto. È come aprire una
scatola pesantissima e trovarla inspiegabilmente vuota. Vorrei
afferrare il tuo cappello, e rimettermelo in testa mentre appoggi la
tua testa sulle mie gambe e guardiamo un film. Vorrei che mi
abbracciassi la gamba, che mi spingessi con la testa e mi obbligassi
a stare distesa solo perchè devi fare il bambino ed emettere versi
da orso mentre stai disteso su di me. Vorrei ascoltare ancora musica
nella sala da pranzo della scuola mentre chiudono tutto. Vorrei poter
andare davvero a guardare le stelle al parco come promesso, o
camminare sotto la pioggia. Vorrei non dover dovermi ritrovare nel
testo di canzoni come 'What About Today'. Vorrei non mi avessi amato
solo per una notte e buttato via ogni cosa poco dopo. Vorrei non
avessi scelto di accantonare le serate passate a guardare video
esilaranti e le giornate nella sala prove dell'università a suonare
il pianoforte a quattro mani mentre ci conoscevamo per le prime
volte. Vorrei aver continuato a baciarti per un'altra ora, quella
sera, perchè le tue labbra erano morbide, la tua pelle ruvida e mi
divertivo come una povera sciocca a morderti. Mi manca la tua voce,
il tuo timbro, i tuoi tatuaggi nascosti, la tua pelle bollente sotto
la mia. Mi mancano i tuoi occhi chiari, ed il tuo modo sbilenco di
camminare. Mi manca il modo assurdo in cui ti concentravi per dire la
R senza riuscirci, e l'espressione frustrata. Mi manca il fatto che
mi accompagnavi sempre a casa, anche quando stavi male. Mi manca che
suonavi la chitarra e mi obbligavi ad ascoltare musica. Mi manca che
mi compravi il tè, mi manca che me lo portavi addirittura da New
York. Mi manca che mi mandavi foto di qualsiasi cosa. Mi manca che
c'eri. C'eri sempre e per me era il paradiso. Mi manca sentirmi
importante, e parte di te, e ricambiata. Mi manca che mi spiegavi la
filosofia in semplicità e pazienza. Mi manca che volevi imparare
l'italiano e che non volevi ti si levasse il cappello. Mi manca che
ti piaceva divertirti, ma non rovinarti. Mi manca che avevamo una
lista di meraviglie da fare – pick nick sul lago, passeggiate,
musica, viaggi, film, storie – e che sono tutti andati all'inferno
per qualche motivo che non capisco. Non posso fare a meno di sentirmi
inadeguata, insufficiente, inutile, abbandonata con un calcio in
faccia. Vorrei solo poter essere per te perfetta come tu lo eri per
me. Tutto è cambiato di colpo, come un fulmine, come se il mondo si
fosse rovesciato. Odio questa sensazione, odio ricordare e dover
spingere tutto da parte per non crollare in mille pezzi. Odio stare
bene e, un secondo dopo, semplicemente sentirmi come se una cascata
mi fosse piombata addosso e dovessi reggerne il peso da sola. A volte
mi domando se non sono questo genere di ricordi, questo genere di
desideri e mancanze a scavarci da sotto la pelle e logorarci. Non
posso sopportare che tu sia felice senza di me, perchè io non lo
sono e non è giusto. Ricordo la foto della tua ragazza sopra
l'armadio, e come sparì il giorno che tornasti da New York. Ricordo
che mi mostrasti le foto e tutto ciò che avevi comprato. Ricordo i
messaggi quasi stucchevoli che mi arrivavano ogni volta dopo che ci
eravamo salutati. Ricordo come mi parlasti dei tuoi genitori, del
fatto che non ti sentivi capito, del litigio con tua zia, del modo
ossessivo di urlare che hanno, della loro irascibilità, del fatto
che non ti capiscono, di quando restasti un mese chiuso nella tua
stanza e di quando praticasti l'autolesionismo perchè eri troppo
triste. Ricordo come dicesti che sei una persona triste e che la
tristezza ti piace. Ricordo quando ti ho accompagnato al supermercato
a comprare quella maledetta introvabile copia di GTA V, mentre mi
minacciavi con dei videogiochi che volevi cambiare e abbiamo
aspettato per ore l'addetto che era nella sua stramaledetta pausa
pranzo. Ricordo quando mi hai fatto giocare a Journey. Ricordo quando
abbiamo ascoltato Einaudi. Ricordo le promesse fatte e ricordo
l'alzarmi in punta di piedi per baciarti mentre le tue labbra
sapevano di te. Ricordo i tuoi baci e le tue carezze. Ricordo il
rivestirmi nella tua stanza. Ricordo la musica di sottofondo ed il
film che nessuno stava guardando. Mi manca sapere che sei nella mia
vita. Mi manca quella sensazione di possesso, di averti mio. Mi manca
scherzare con te, mi manca il modo in cui mi stringevi e in cui
chiedevi scusa mille volte. Ricordo il modo in cui dimenticavi che
sono intollerante al lattosio. Ho la tua felpa, e sto male al
pensiero che prima o poi per me odorerà di nulla, visto che non
posso sentire il mio profumo e, anche se fosse, vorrei il tuo, che
sicuramente sbiadirà.
Ricordo come non volevi che toccassi la tua chitarra
e poi me la hai messa attorno al collo tu. Ricordo che ero felice,
ricordo che non volevo tornarmene a casa. Poi però non sono stata
abbastanza. Non ero ciò di cui avevo bisogno e, non vorrei, ma mi
odio per questo. Odio non essere riuscita a farti abbastanza felice.
Non so cosa sia successo, non so perchè hai cambiato idea. Non so
perchè. Non lo so. So solo che vorrei tornare indietro nel tempo,
trovare l'errore e sistemare le cose. Mi sento come uno stupido
insetto attratto da una luce che lo ucciderà. E mi sta bene. Voglio
poter essere indifferente, voglio potermi non preoccupare. Voglio
smetterla di ubriacarmi anche quando sono sola anche solo per non
pensare, per perdermi nel ricordo tiepido di quell'abbraccio, di
quella notte, di quel momento in cui tutto era sembrato infinito.
Sono stanca di questi break-down, ho bisogno del tempo per me ma,
tutto ciò che vorrei, è che tu trovassi del tempo per me.
Mi sembra di rincorrere nuvole, fumo, aria, luce.
Inutile. Ma mi manchi. Mi manchi come ti manca uscire quando sei
malato, come l'aria quando sei asmatico, come la penna quando devi
scrivere, come i profumi quando sei raffreddato. Sì, mi sembra quasi
una malattia. Torna indietro ti prego, e portatela via.